Nell’agosto del 2008, il mondo assistette a quella che la macchina di propaganda del Cremlino etichettò abilmente come una “operazione di imposizione della pace”. La narrativa ufficiale russa, ripetuta instancabilmente dai media statali, dipingeva il quadro di una Georgia aggressore che commetteva “genocidio” contro la piccola Ossezia del Sud, costringendo la “benevola” Russia a intervenire per proteggere civili innocenti.
La Guerra dei Cinque Giorni fu la “Guerra della Menzogna”, una farsa meticolosamente costruita per mascherare una realtà brutale: un’invasione imperialista premeditata, la prima guerra europea del XXI secolo, che sarebbe servita da manuale per le future aggressioni di Vladimir Putin.
Informazione Decentralizzata Immune alla Propaganda Russa
L’articolo, riformulato dopo essere stato scritto originariamente pochi anni dopo l’accaduto, in un’epoca in cui l’informazione decentralizzata non era ancora totalmente diffusa, si basa su fatti concreti, indagini indipendenti e rapporti internazionali. Ciò smantellerà completamente la narrativa menzognera della Russia.
Sarà esposto, senza margine di dubbio, come il regime di Putin orchestrò una campagna di provocazione, lanciò un’invasione su larga scala sotto un falso pretesto, commise crimini di guerra e implementò una pulizia etnica. Tutto in nome di un progetto espansionistico che riecheggia le tattiche più oscure della storia europea, che si espanse anche in Ucraina negli anni successivi. La verità sulla Guerra dei Cinque Giorni non è quella di un intervento umanitario, bensì quella di un’aggressione criminale e ingiusta che lasciò una scia di distruzione, morte e sofferenza umana.
Anatomia di una Menzogna: Narrativa Russa versus Realtà dei Fatti
La pietra angolare della propaganda russa fu l’affermazione che la Georgia lanciò un attacco a sorpresa e non provocato nella notte tra il 7 e l’8 agosto 2008, costringendo la Russia a rispondere. Questa è una grossolana distorsione della realtà. La verità, confermata da molteplici fonti, incluso il rapporto dell’Unione Europea (conosciuto come Rapporto Tagliavini), è che l’offensiva georgiana fu il culmine di mesi di intense provocazioni e di un’escalation militare orchestrata dalla Russia.
Narrativa della Propaganda Russa x Realtà dei Fatti Concreti
Propaganda Russa – La Georgia iniziò la guerra con un attacco a sorpresa il 7 agosto.
FATTO – La Russia e i suoi rappresentanti in Ossezia del Sud iniziarono bombardamenti contro villaggi georgiani il 1º agosto, violando il cessate il fuoco del 1992.
Propaganda Russa – La Russia intervenne per impedire un “genocidio” georgiano.
FATTO – L’accusa di genocidio fu totalmente fabbricata. Non esiste alcuna prova a suo sostegno. Fu un pretesto per l’invasione.
Propaganda Russa – Le truppe russe entrarono in Georgia solo dopo l’attacco georgiano.
FATTO – Unità della 58ª Armata Russa attraversarono illegalmente il confine attraverso il Tunnel di Roki prima della risposta militare georgiana del 7 agosto.
Propaganda Russa – La Russia stava conducendo un'”operazione di pace”.
FATTO – La Russia condusse un’invasione su larga scala via terra, aria e mare, attaccando obiettivi civili ben oltre la zona di conflitto e occupando città georgiane.
Propaganda Russa – La Russia protesse i civili dell’Ossezia del Sud.
FATTO – Milizie ossete, con il supporto russo, realizzarono una campagna sistematica di pulizia etnica, distruggendo villaggi georgiani ed espellendo la popolazione.
Preludio all’Invasione della Georgia: Anni di Provocazione Russa
L’aggressione del 2008 non emerse dal vuoto. Fu l’apice di una politica deliberata del Cremlino per minare la sovranità della Georgia fin dalla sua indipendenza dall’Unione Sovietica e, specialmente, dopo la Rivoluzione delle Rose del 2003, che portò al potere il governo filo-occidentale di Mikheil Saakashvili. L’avvicinamento della Georgia alla NATO e all’Unione Europea era visto da Putin come una minaccia diretta alla sua sfera d’influenza.
Il Cremlino usò le regioni separatiste dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud come strumenti per destabilizzare la Georgia. La Russia distribuì passaporti russi in massa alle popolazioni locali, una tattica cinica per giustificare in seguito un intervento sotto il pretesto di “proteggere cittadini russi”. Aumentò il supporto militare e finanziario ai regimi separatisti, violando accordi internazionali.
Gli incidenti si moltiplicarono nei mesi che precedettero la guerra:
- Aprile 2008 La Russia annunciò l’instaurazione di legami ufficiali con le regioni separatiste, una flagrante violazione della sovranità georgiana.
- Maggio 2008 La Russia inviò truppe aggiuntive in Abkhazia, sotto il pretesto di “riparare ferrovie”, aumentando la sua presenza militare illegale nel territorio georgiano.
- Luglio 2008 La Russia realizzò una grande esercitazione militare, “Caucaso 2008”, che simulava apertamente un’invasione della Georgia. Le truppe che parteciparono a questa esercitazione furono le stesse che, settimane dopo, invasero il paese.
- 1-6 agosto 2008 Separatisti dell’Ossezia del Sud, con supporto russo, iniziarono una serie di attacchi con mortai e cecchini contro villaggi etnicamente georgiani, uccidendo civili e poliziotti georgiani. La Georgia rispose sporadicamente, ma cercò il dialogo, che fu rifiutato.
Fu chiaro che la Russia stava spingendo la Georgia in una trappola. L’obiettivo era provocare una risposta militare georgiana che potesse essere usata come il pretesto perfetto per un’invasione su larga scala.
L’Invasione Russa della Georgia: Il Manuale dell’Imperialismo Russo in Azione

Soldati georgiani corrono al riparo durante un intenso combattimento a Tskhinvali, la capitale dell’Ossezia del Sud, all’inizio del conflitto. La risposta georgiana fu una reazione a mesi di provocazioni e attacchi separatisti sostenuti dalla Russia.
La notte del 7 agosto, dopo giorni di attacchi incessanti e con la conferma che unità regolari dell’esercito russo si stavano già muovendo attraverso il Tunnel di Roki verso il suo territorio, il governo georgiano prese la decisione disperata di lanciare un’operazione per ripristinare l’ordine costituzionale in Ossezia del Sud. Fu esattamente il *casus belli* che Putin si aspettava.
In poche ore, la Russia lanciò l'”Operazione di Imposizione della Pace”. Decine di migliaia di soldati, centinaia di carri armati e aerei da combattimento furono riversati in Georgia. La risposta russa fu totalmente sproporzionata e andò ben oltre l’Ossezia del Sud. L’Aeronautica Russa bombardò città come Gori e Poti, porti, aeroporti e infrastrutture civili in tutto il paese. La Marina Russa bloccò la costa georgiana nel Mar Nero. Fu un’invasione totale, progettata per schiacciare le forze armate della Georgia e terrorizzare la sua popolazione.
Distruzione a Gori

Un uomo georgiano piange la morte di un parente dopo un bombardamento russo a Gori, a 80 km dalla capitale Tbilisi. La foto, di Gleb Garanich (Reuters), è diventata un simbolo della sofferenza umana nella guerra. Gori è, ironicamente, la città natale di Josef Stalin.
Il mondo assistette alla sofferenza umana in tempo reale. L’immagine dell’uomo che piange a Gori (foto di apertura) catturò il dolore di una nazione sotto attacco. Civili in fuga in convogli furono bersagliati. Bombe a frammentazione, armi indiscriminate, furono usate in aree popolate. Il rapporto di Human Rights Watch documentò estesamente questi crimini di guerra.
“Le forze russe usarono forza indiscriminata nel contrattacco in Ossezia del Sud e nella città di Gori, già all’interno del territorio della Georgia, apparentemente prendendo di mira convogli di civili che tentavano di fuggire dalle zone di conflitto.” – Human Rights Watch, 18 agosto 2008.
Mentre le truppe russe avanzavano, le milizie dell’Ossezia del Sud, agendo sotto la protezione russa, iniziarono una brutale campagna di pulizia etnica. Villaggi etnicamente georgiani all’interno e intorno all’Ossezia del Sud furono sistematicamente saccheggiati, bruciati e distrutti. La popolazione georgiana fu espulsa dalle proprie case in un’ondata di terrore. L’obiettivo era chiaro: cancellare qualsiasi presenza georgiana dalla regione, creando una realtà demografica che solidificasse il controllo russo.
Battaglia per Gori: Il Cuore della Georgia Sotto Fuoco

Donna georgiana ferita dopo i bombardamenti nella città di Gori, Georgia, durante la Guerra dei Cinque Giorni. Foto: Davi Mdzinarishvilli/Reuters
Gori, la città natale di Josef Stalin, divenne il simbolo della brutalità russa nella Guerra dei Cinque Giorni. Situata a soli 25 chilometri da Tskhinvali e sulla principale autostrada est-ovest della Georgia, Gori era un obiettivo strategico cruciale per i piani russi di “tagliare il paese a metà”.
I primi bombardamenti russi contro Gori iniziarono alle 11:00 dell’8 agosto, quando quattro aerei russi attaccarono la città. Il modello era chiaro fin dall’inizio: la Russia non era interessata solo a “proteggere” l’Ossezia del Sud, ma a terrorizzare la popolazione civile georgiana. Durante la notte, bombe russe colpirono una fabbrica tessile e una torre di telefonia mobile, dimostrando che gli obiettivi erano sia militari che civili.
9 Agosto

Donna ferita piange davanti a un edificio di appartamenti, bombardato durante un attacco aereo russo. L’incidente è avvenuto nel nord della città georgiana di Gori, il 9 agosto 2008. Secondo il fotografo, la donna ferita è stata aiutata dai vicini ed evacuata in un’area sicura. (AP Photo/George Abdaladze)
Il bombardamento del 9 agosto rivelò la vera natura dell'”operazione di pace” russa. Alle 06:27 GMT, aerei da guerra russi attaccarono un’installazione di artiglieria georgiana vicino a Gori, ma gli attacchi si estesero a guarnigioni militari, edifici residenziali e una scuola. Il governo georgiano riportò 60 civili uccisi in questo singolo giorno. Il Daily Telegraph paragonò il bombardamento di Gori al bombardamento indiscriminato di Grozny durante la guerra in Cecenia, stabilendo un parallelo inquietante con le tattiche brutali che Putin aveva usato contro il suo stesso popolo.
10 Agosto
La situazione si deteriorò rapidamente. Il 10 agosto, l’80% dei residenti di Gori era fuggito, secondo i calcoli dell’UNHCR e del Programma Alimentare Mondiale. Le strade della città si riempirono di rifugiati disperati, molti portando solo ciò che riuscivano a trasportare.
Un rifugiato georgiano, in una dichiarazione profetica che avrebbe riecheggiato anni dopo, disse:
“Domani sarà l’Ucraina e nessuno in Occidente sta facendo nulla per fermarli”
11 Agosto
Il momento più drammatico avvenne l’11 agosto, quando il presidente georgiano Mikheil Saakashvili visitò Gori indossando un giubbotto antiproiettile. Durante la sua visita, jet russi sorvolarono la città, costringendo le sue guardie del corpo a buttarlo a terra per proteggerlo. La scena, catturata dalle telecamere internazionali, simboleggiò la vulnerabilità della Georgia di fronte alla macchina da guerra russa.
12 Agosto
Il bombardamento fatale avvenne il 12 agosto, quando aerei russi attaccarono deliberatamente la piazza principale di Gori. Sette civili furono uccisi e più di 30 feriti, incluso il giornalista olandese Stan Storimans, che divenne la prima vittima internazionale dell’aggressione russa. L’attacco non aveva alcun obiettivo militare. Si trattò di terrorismo puro contro i civili, un crimine di guerra documentato che rimane impunito fino ad oggi.
Occupazione di Gori: Nove Giorni di Terrore Russo

Bambina evacuata dall’area di conflitto durante la Guerra dei Cinque Giorni. L’immagine mostra un soldato georgiano che tiene in braccio un bambino vestito di rosa, con veicoli blindati da trasporto truppe (BMP) dell’esercito georgiano visibili sullo sfondo. Foto: David Mdzinarishvili/Reuters.
Il 13 agosto, le forze russe occuparono finalmente Gori, dando inizio a nove giorni di terrore che dimostrarono le vere intenzioni del Cremlino. L’occupazione fu comandata dai generali Vyacheslav Borisov e Sulim Yamadayev, quest’ultimo un ceceno noto per la sua brutalità durante le guerre in Cecenia.
L’occupazione di Gori non fu solo militare, ma anche una dimostrazione di potere destinata a terrorizzare la popolazione georgiana e umiliare la Georgia. Le forze russe includevano la 58ª Armata Combinata di Guardie, l’infame Battaglione Vostok (composto da ceceni leali a Mosca) e unità dell’Aeronautica Russa. Durante i nove giorni di occupazione, nove ufficiali georgiani furono uccisi e tre scomparvero, mentre 14 civili furono assassinati e 22 scomparvero.
L’occupazione creò almeno 56.000 rifugiati georgiani solo da Gori, intere famiglie costrette ad abbandonare le loro case ancestrali. Molti non tornarono mai, trasformando l’occupazione temporanea in spostamento permanente. Le forze russe saccheggiarono proprietà, distrussero infrastrutture civili e permisero alle milizie ossete di commettere atrocità contro civili georgiani.
Avanzata verso Tbilisi: La Capitale della Georgia Sotto Minaccia
Mentre il mondo assisteva inorridito, le forze russe non si fermarono a Gori. L’esercito russo continuò ad avanzare verso Tbilisi, arrivando a soli 40 chilometri dalla capitale georgiana. L’obiettivo strategico era chiaro: “tagliare il paese a metà”, come ammise un ufficiale georgiano. Se avesse avuto successo, l’offensiva russa avrebbe effettivamente diviso la Georgia in due parti, isolando la capitale dal resto del paese.
L’avanzata russa verso Tbilisi fu accompagnata da una campagna di occupazione su molteplici fronti. A ovest, le forze russe che si muovevano attraverso l’Abkhazia occuparono le città strategicamente importanti di Poti, Zugdidi e Senaki. Poti, il principale porto della Georgia sul Mar Nero, fu particolarmente cruciale, poiché la sua occupazione tagliò l’accesso marittimo georgiano e dimostrò che la Russia era disposta a strangolare economicamente il paese.
A Poti, le forze russe catturarono 21 soldati georgiani e confiscarono cinque Humvee americani, portandoli in una base militare russa a Senaki. L’azione fu un’umiliazione deliberata sia per la Georgia che per gli Stati Uniti, dimostrando che nemmeno l’equipaggiamento militare americano poteva proteggere gli alleati di Washington dall’aggressione russa.
Pressione Internazionale: Diplomazia Sotto Fuoco
Man mano che le forze russe si avvicinavano a Tbilisi, la pressione internazionale iniziò finalmente a materializzarsi. Il presidente francese Nicolas Sarkozy, allora presidente di turno dell’Unione Europea, volò a Mosca il 12 agosto per negoziare un cessate il fuoco con il presidente russo Dmitry Medvedev.
L’accordo di sei punti negoziato da Sarkozy fu presentato come un successo diplomatico, ma in realtà fu una vittoria per la Russia. L’accordo non solo fallì nel fermare immediatamente l’avanzata russa, ma permise anche alla Russia di affermare di poter “spingere più a fondo in Georgia” per “implementare” il cessate il fuoco. Il linguaggio ambiguo diede alla Russia una giustificazione legale per continuare le sue operazioni militari.
La Segretaria di Stato americana Condoleezza Rice volò a Tbilisi come parte degli sforzi diplomatici americani. La pressione combinata degli Stati Uniti e dell’Unione Europea fu finalmente decisiva per fermare l’invasione russa, ma il danno era già fatto. La Russia aveva dimostrato di poter invadere un paese sovrano, occupare la sua capitale *de facto* e affrontare solo proteste diplomatiche.
Vittime della Guerra: Il Prezzo Umano dell’Aggressione Russa
I numeri ufficiali delle vittime rivelano la scala devastante dell’aggressione russa. Dalla parte georgiana, 170 soldati, 14 poliziotti e 228 civili furono uccisi, con 1.747 feriti. Il totale di morti e feriti raggiunse le 2.232 persone – un numero devastante per un conflitto durato solo cinque giorni.
Le vittime russe ufficiali furono 67 soldati uccisi, ma i numeri nascondono una realtà imbarazzante per l’esercito russo. Secondo analisi successive, fino al 40% delle vittime russe risultò da incidenti stradali sulla strada per il fronte, rivelando gravi problemi di logistica e preparazione militare. La Russia perse anche sei aerei, sebbene solo due furono abbattuti dalle forze georgiane, mentre gli altri furono apparentemente vittime di “fuoco amico”.
Lo spostamento della popolazione fu forse l’aspetto più devastante della guerra. Un totale di 192.000 civili furono sfollati, con stime georgiane che arrivano ad almeno 230.000. Solo da Gori, 56.000 persone divennero rifugiati. Più tragicamente, 22.000 georgiani etnici furono permanentemente espulsi dall’Ossezia del Sud attraverso una campagna sistematica di pulizia etnica che continua fino ad oggi.
Eredità Oscura: Occupazione, Pulizia Etnica e il Precedente per l’Ucraina
Dopo cinque giorni di combattimenti, un cessate il fuoco fu negoziato dal presidente francese Nicolas Sarkozy. L’accordo richiedeva il ritiro delle truppe russe alle posizioni pre-conflitto. La Russia violò l’accordo quasi immediatamente. Invece di ritirarsi, consolidò la sua presenza militare e, il 26 agosto 2008, riconobbe l'”indipendenza” dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud, formalizzando l’annessione del 20% del territorio sovrano della Georgia.
Da allora, la Russia mantiene migliaia di soldati in basi militari illegali in queste regioni, trasformandole in protettorati del Cremlino. Una “frontiera” artificiale, segnata da recinzioni di filo spinato, fu eretta, dividendo famiglie e comunità. Questa “fronterizzazione” strisciante continua fino ad oggi, con le forze di occupazione russe che avanzano la linea di demarcazione metro dopo metro, inghiottendo altro territorio georgiano.
La sofferenza umana fu immensa:
Morti: Centinaia di civili e militari da entrambe le parti.
Pulizia Etnica: Decine di migliaia di georgiani etnici furono permanentemente espulsi dall’Abkhazia e dall’Ossezia del Sud.
Rifugiati: Quasi 200.000 persone furono sfollate dalle loro case.
Più che la tragedia della Georgia, la guerra del 2008 fu uno spartiacque per la sicurezza europea. Fu il momento in cui la Russia di Putin dimostrò di essere disposta a usare la forza militare bruta per ridisegnare i confini in Europa e imporre la sua volontà sui suoi vicini. La risposta timida dell’Occidente, focalizzata più sul “non provocare” la Russia che sul punirla per la sua aggressione, fu un errore catastrofico.
Il manuale usato in Georgia fu ripetuto quasi alla lettera in Ucraina nel 2014 e nuovamente nel 2022:
- Destabilizzazione interna usando rappresentanti locali.
- Distribuzione di passaporti per creare un pretesto di “protezione di cittadini”.
- Massiccia campagna di disinformazione e false accuse di “genocidio”.
- Invasione militare sotto la maschera di un'”operazione speciale” o “umanitaria”.
- Annessione di territorio attraverso il riconoscimento di “repubbliche indipendenti”.
La Guerra dei Cinque Giorni non fu un evento isolato. Il manuale di aggressione usato in Georgia fu sviluppato e testato prima nella Seconda Guerra Cecena (1999-2009), dove Putin stabilì i pilastri della sua strategia imperiale
La Verità Come Arma
La storia della Guerra Russo-Georgiana del 2008 è una lezione brutale sulla natura del regime di Putin e sull’importanza di confrontare l’aggressione con forza e determinazione. La narrativa russa di una “guerra di menzogna” crolla sotto il peso dei fatti. Non ci fu genocidio georgiano. Ci fu un’invasione russa premeditata. Non ci fu un’operazione di pace. Ci fu una guerra di conquista che risultò in crimini di guerra e pulizia etnica.
Ricordare la verità sulla Guerra dei Cinque Giorni significa svelare al mondo il *modus operandi* criminale dello Stato Russo. Finché il 20% del territorio della Georgia rimarrà sotto occupazione russa, e finché la Russia continuerà a usare la forza per soggiogare i suoi vicini, la pace in Europa rimarrà sotto minaccia. La prima vittima della guerra è la verità, e la prima arma contro la tirannia è restaurarla.
Riferimenti Bibliografici
- Human Rights Watch. Up in Flames: Humanitarian Law Violations and Civilian Victims in the Conflict over South Ossetia. Human Rights Watch, 2009. https://www.hrw.org/report/2009/01/23/flames/humanitarian-law-violations-and-civilian-victims-conflict-over-south.
- Independent International Fact-Finding Mission on the Conflict in Georgia (IIFFMCG). Report. Vols. I–III. 2009. https://www.mpil.de/files/pdf4/IIFFMCG_Volume_II1.pdf.
- Carnegie Endowment for International Peace. The Still-Topical Tagliavini Report. Carnegie Endowment for International Peace, 2015.
- Institute for the Study of War. The Kremlin’s Playbook: The 2008 Russo-Georgian War. Institute for the Study of War, 2023.
- “Russia’s War in Georgia: The Truth behind the Lies.” The Guardian, 2008. Link.
- Amnesty International. Civilians in the Line of Fire: The Georgia–Russia Conflict. Amnesty International, 2008.
- “Russian Influence Operations in Georgia: A Threat to Democracy and Regional Stability.” Foreign Policy Research Institute, 2025. https://www.fpri.org/article/2025/03/russian-influence-operations-in-georgia-a-threat-to-democracy-and-regional-stability/.
- Jamestown Foundation. The Guns of August 2008: Russia’s War in Georgia. Jamestown Foundation, 2008.
- International Crisis Group. Russia vs Georgia: The Fallout. International Crisis Group, 2008.
